'Il bacino del Metauro', di Raimondo Selli

Raimondo Selli

IL BACINO DEL METAURO
Descrizione geologica - Risorse minerarie - Idrogeologia

Edizione elettronica del volume edito nel 1954

PARTE VI
IDROLOGIA SUPERFICIALE E SOTTERRANEA
CAPITOLO I
IDROLOGIA SUPERFICIALE

5. Erosione e sedimentazione valliva

Completo in questo paragrafo le osservazioni fatte nel precedente.
L'erosione regressiva dei rilievi mesozoici, di cui si è detto, è diversamente avanzata. Infatti il Metauro alla Cesana ha già regolarizzato il suo profilo e portato più a monte il suo attacco, il Candigliano al Furlo erode solo nella parte più a monte del rilievo (1) e infine il Bosso e il Burano hanno appena iniziato il nuovo assolcamento ai lati del Petrano. Altri tratti di intensa erosione sono le testate dei vari corsi d'acqua, dai maggiori ai minori, le quali tutte presentano i caratteri dei tipici bacini di raccolta torrentizi. Fra questi tratti ad intensa erosione sulla roccia viva, ve ne sono altri dove o vi è deposito o, per il lento abbassarsi delle varie soglie locali, approfondimento entro alluvioni preesistenti.

In passato i corsi d'acqua metaurensi regolarizzarono talora ampie porzioni dei loro profili o per l'erosione regressiva o per sovralluvionamento a monte dei rilievi sollevati. Il secondo fenomeno determinò anche numerose divagazione meandriche (ad es. nel Metauro a monte della Cesana fra Calmazzo e Canevaccio e a monte dell'anticlinale Urbino-M. Polo, nel Candigliano a monte di Acqualagna e di Piobbico, ecc.).
L'approfondimento in atto delle soglie mesozoiche provoca anche l'imprigionamento entro le alluvioni delle anse meandriche. Meandri incastrati si osservano anche in corrispondenza di alcuni rilievi mesozoici (Biscuvio al Nerone, Candigliano al Montiego, Bosso fra Nerone e Petrano, Metauro a valle di Fossombrone, ecc.); questi sono più antichi ma dovuti alle stese cause dei precedenti.
Dato il diverso orientamento dei corsi d'acqua rispetto alle strutture e la diversa erodibilità delle rocce, diversa è anche la velocità dell'erosione; maggiore nei tratti NW-SE, minore in quelli SW-NE. Inoltre nelle valli principali le molte soglie locali danno disformità al profilo e ai processi erosivi; invece in quelle secondarie, normalmente orientate NW-SE e in rocce più tenere, il profilo è più regolare e determinato più dall'erosione regressiva che dai lenti approfondimenti del collettore principale.

(1) In realtà tale erosione è attualmente impedita dallo sbarramento artificiale del Furlo.


Vario è anche il profilo trasversale delle valli. Quelle principali sono ampie e alluvionate nei tratti NW-SE o in quelli SW-NE fra i rilievi mesozoici, per la facile erodibilità delle rocce terziarie in sinclinali e per il prevalere a lungo delle erosioni laterali. Sono invece strette e a tipica forra in corrispondenza dei rilievi mesozoici, per la maggior resistenza delle rocce e per il prevalere dell'erosione verticale.
La capacità di trasporto del Metauro e dei suoi affluenti è molto notevole (pag.197), ma mentre il materiale più fino (trasporto torbido) viene quasi tutto portato a mare, quello grossolano invece viene in buona parte abbandonato lungo il basso corso. Le alluvioni attuali perciò come pure quelle più antiche, sono essenzialmente ciottoloso-sabbiose. A parte che la maggior parte degli alvei sono occupati più o meno da materiali in continuo trasporto, vere e proprie alluvioni attuali di una certa entità cominciano per il Metauro solo poco a valle di Canevaccio e per il Candegliano dopo lo sbocco della gola del Furlo. È però solo a valle di Fossombrone che le alluvioni assumono una notevole ampiezza via via crescente fino al mare; il loro spessore sale dopo Calcinelli e soprattutto fra Cuccurano e la foce.

Ma dal punto di vista pratico sono molto più importanti le alluvioni antiche terrazzate; esse pure essenzialmente ciottoloso-sabbiose e in minor parte argillose. I processi di alterazione talora presenti aumentano con l'età e quelli di cementazione dipendono dalle falde idriche sotterranee, Hanno particolarmente interesse per ampiezza, continuità e spessore le alluvioni dei terrazzi del III livello (pag. 207); le quali accompagnano pressochè costantemente, salvo che nelle gole, il Metauro e i suoi principali affluenti, da dove l'alveo attuale raggiunge i 500-450 m di quota fino al mare; esse però hanno un netto sviluppo da Mercatello, D. Vincenzo in Candigliano, Cagli e Isola di Fano fino al mare. A monte di Urbania e del Furlo sono quasi sempre pensili, più a valle invece (eccetto che nell'attraversamento dell'anticlinale Urbino-M. Polo, in qualche tratto del basso Candigliano e fra Calmazzo e Calcinelli, dove sono nuovamente pensili) non sono state incise completamente dal letto attuale, per cui quelle del terrazzo del IV livello e quelle attuali sono alloggiate in solchi scavati entro queste del III livello. Ne deriva così che fra Calcinelli e il mare le alluvioni del III e IV livello e quelle attuali costituiscono un unico riempimento vallivo che si slarga e s'ispessisce verso il mare, raggiungendo a Cuccurano i 10 m circa di spessore e presso Fano i 35-36 m. Le alluvioni più antiche di quelle esaminate hanno importanza solo fra Tavernelle e Ponte Murello in sinistra del Metauro.
Solo di sfuggita, data la loro rarità e piccolezza, si può accennare all'esistenza di coni di deiezione, che nel nostro bacino hanno carattere misto detritico-alluvionale. Essi si trovano localizzati sui fianchi dei rilievi mesozoici allo sbocco o talora lungo i minori corsi d'acqua ad orientamento SW-NE; così ad esempio sui fianchi del Paganuccio, Pietralata, Cesana, Nerone, M. Acuto, Catria.