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Onore al merito. Ed il merito questa volta è
tutto
di Sergio Ciavaglia, attacchino comunale. Il merito di aver fatto riscoprire
a Fano Federico Seneca, grande maestro della grafica pubblicitaria e se
le teorie più
ardite sull'opera d'arte nell'epoca della
sua riproducibilità
tecnica hanno un senso, vero e grande artista.
Infatti non solo la Secessione viennese ha sostenuto che il design di un
oggetto prodotto industrialmente ha la stessa noà
del pezzo
unico e che non esiste gerarchia alcuna fra le arti impropriamente definite
maggiori e minori. Nessuno oggi si sognerebbe di definire non arte
le
opere di Federico Seneca, finalmente esposte nella sua città
natale,
dopo anni di oblìo e di dimenticanza. Ma torniamo al merito di Sergio Ciavaglia,
che almeno dieci anni or sono mentre lo stavo conducendo in auto ad un
incontro conviviale della Carnevalesca mi raccontò
un gustoso aneddoto
su Seneca che egli chiamava rispettosamente il professore
.
Nell'immediato
dopo-guerra Federico Seneca ormai autore affermato a livello europeo, anche
se temporaneamente a riposo, amava passare le vacanze a Fano soggiornando
in una villetta in prossimità
della spiaggia del Lido, quella spiaggia
che aveva contribuito a promuovere realizzando quello che è
forse
il suo primo manifesto: Fano stazione balneare
(1912 - 1914).
Da artista esperto e consumato che conosceva l'importanza della
collocazione delle proprie opere nella grande Galleria costituita dai muri
della città
aveva giustamente famigliarizzato con il responsabile
delle affissioni. Da cosa nasce cosa e proprio a Sergio Ciavaglia il
professore
si
rivolse, sapen-dolo in contatto con la Carnevalesca per offrirsi, visto
che nessuno glielo aveva mai chiesto, come realizzatore di un manifesto
per promuovere la più
grande festa popolare del centro Italia che
egli per giunta conosceva bene in quanto da sempre legata, per il getto
,
con la Perugina, azienda di cui era stato direttore dell'ufficio
pubblicità
.
Il Ciavaglia riferì
, il Consiglio si ì
, la conclusione
fu negativa perché: se il bozzetto non ci piacesse come
faremmo a dir di no ad un artista come Seneca?
. Conclusione che
la dice lunga su certi vezzi indigeni e Seneca era pur sempre figlio della
stessa terra. Dopo l'aneddoto l'attacchino che in cuor suo
non aveva accettato il verdetto e che sempre in cuor suo aveva da tempo
innalzato un altarino al professore
, mi chiese di fare qualcosa
perché Fano potesse riparare al torto di allora e ricordare un suo
grande figlio. Promisi e mai promessa fu tanto avventata, anche perché la
ribadii al figlio dell'artista, Bernardino incontrato in casa di
un amico comune a Fano. A mia difesa ricordo di averci provato e riprovato
direttamente nel 1988 ma cadde la Giunta, indirettamente negli anni successivi
sollecitando enti pubblici ed aziende private ma senza esito positivo.
Ci voleva la sensibilità
del
Consiglio di Amministrazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Fano
e del suo Presidente Valentino Valentini sommata alla caparà
ed
alta profesà
di Francesco Milesi per vedere realizzata una
Mostra di cui è
fin troppo facile prevedere il grande successo,
una Mostra per tutti, raffinati intenditori e cittadini comuni. Per me
Federico Seneca resterà
sempre l'autore dell'immagine
riprodotta sui Baci
Perugina, immagine che bambino non riuscivo
a decifrare e che poi scopersi, adolescente, essere collegata non solo
al dolce della cioccolata. Oggi quella immagine, sempre quella, viaggia
sui cieli del pianeta perché riprodotta sulla fusoliera di un jet
della compagnia di bandiera a riprova non solo della longevità
di
un'idea grafica
ma soprattutto, come sosteneva Henryde Toulouse-Lautrec, che arte e commercio
non solo possono convivere ma anche prosperare.